Luigi Blasucci ha segnato in maniera decisiva la storia della critica leopardiana degli ultimi cinquant’anni. I suoi studi costituiscono un riferimento obbligato per chiunque voglia leggere il poeta dei Canti e interpretare le sue parole. Egli ha raggiunto risultati che sono ormai diventati, nell’insieme dei loro contributi, un punto di riferimento classico e imprescindibile. Blasucci ha sondato singoli aspetti dell’opera di Leopardi; ha analizzato impareggiabilmente i segnali che essa emette, collegandoli ai pensieri di un poeta di specie nuova. Dall’ormai classico Leopardi e i segnali dell’infinito (Bologna 1985) ai Titoli dei Canti e altri studi leopardiani (Napoli 1985), dai Tempi dei Canti: nuovi studi leopardiani (Torino 1996) fino allo Stormire del vento tra le piante: testi e percorsi leopardiani (Venezia 2003), egli ha attraversato il cuore della produzione del grande autore. Il metodo d’indagine adottato privilegia sempre –come egli ha spiegato – “il carattere primario dei testi e la necessità di considerarli come valore in sé, senza staccarli – naturalmente – dall’insieme a cui si connettono. Da questa esigenza metodologica deriva la lettura capillare, acuminata come una lama, dei componimenti dei Canti e degli altri testi. Ognuno di essi si offre come un frammento da osservare nelle sue ragioni intime e costitutive. Diventa un micro mondo, che richiede di essere esplorato e conosciuto attraverso un’esegesi lenta e rigorosa.

Nella recentissima raccolta font> Sulla struttura metrica del Furioso e altri studi ariosteschi, Blasucci colloca i suoi interventi nella sfera di “piccoli, minuti, preziosi ingranaggi”. Questa scelta non esclude, naturalmente, uno sguardo sul funzionamento del mondo grande a cui questi testi appartengono. L’osservazione vale anche per scritti non solo ariosteschi. Il Leopardi di Blasucci è un autore pluritonale, che ricorre a una molteplicità di registri e attraversa una successione variegata di temi. Il libro dei Canti, perciò, ha la ricchezza di un viaggio originalissimo dentro le esperienze dell’anima e si offre al lettore − scrive Blasucci − “come la delineazione di una ‘storia’ insieme sentimentale e ideologica: realizzazione lirica[…] di quella ‘storia di un’anima’ che Leopardi perseguì a lunghi intervalli, e senza risultato, come progetto di un’opera narrativa”.

Il premio “La ginestra” a Luigi Blasucci è un riconoscimento alla sua grandezza di critico e alla sua autorità intellettuale.

 

 

 

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