Massimo Cacciari ha segnato in maniera originale e profonda la storia della cultura contemporanea.

I suoi studi hanno rinnovato potentemente la riflessione filosofica, portando il pensiero a misurarsi, in un processo mobile e continuo, con i suoi stessi fondamenti.

A partire da studi ormai classici degli anni settanta e ottanta (da Krisis a Dallo Steinhof e a Icone della legge) fino a saggi recentissimi come il Labirinto filosofico o Generare Dio, egli ha offerto analisi memorabili di autori e opere che costituiscono i massimi protagonisti del sapere moderno: da Kafka a Mondrian, da Schoenberg a Freud, da Wittgenstein a  Rilke e Musil, ma anche da San Francesco a Dante e Mantegna. Fare filosofia implica per Cacciari interrogare quasi necessariamente le opere di grandi artisti. Esse mettono in gioco una ricchezza di vita ineguagliabile. Pongono domande alla cui profondità solo i loro linguaggi sembrano alludere nella maniera più radicale. Il fare dell'arte parla di conflitti in perenne contesa. Presenta questioni e dilemmi che non hanno soluzioni fisse e definitive e che nessuna scorciatoia può risolvere.

 

Gli studi leopardiani si collocano all'interno di questo scenario filosofico.

I due saggi raccolti nel volume Magis amicus Leopardi mostrano il modo con cui Leopardi mette in tensione due estremi: la ragione e l'illusione, Platone e l'antiplatonismo.

Nessuno dei due concetti esclude l'altro.

Le categorie sono in intima e inseparabile correlazione.

Pensare è soprattutto un atto duale, che allontana qualunque semplificazione e che connette gli opposti in un solo discorso: «Se illusione è il sistema platonico, esso è grande illusione; se errore, divino errore; se favola, lo è nel senso di mythos: assai più parola viva che semplice narrazione». Questa impostazione ha sulla lettura di Leopardi un effetto decisivo.

Illusioni e disinganno non designano due stati successivi, ma identificano un processo unico e intrecciato. «Il caro immaginar non rappresenta un'epoca o una cultura determinata alla quale ci si rivolge con disperata nostalgia, ma, ben più radicalmente, una dimensione spirituale, [...] Il caro immaginar non vive altrove, in un altro mondo rispetto all'acerbo vero, ma ne costituisce piuttosto la critica immanente». E la forma del canto accoglie e custodisce, dentro la cognizione del vero, le tracce di quella dimensione fantastica e divina che fa parte della nostra anima.

 

Massimo Cacciari ci porta così nel cuore del pensiero poetante di Leopardi e ne restituisce la straordinaria ricchezza e il fascino permanente.        

 

 

 

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A Massimo Cacciari il premio La Ginestra 2018
http://www.videoinformazioni.com/massimo-cacciari-premio-la-ginestra-2018-dedicato-giacomo-leopardi/

 

 

Ripresa integrale della serata (fonte: Radio Radicale)