Il premio “La Ginestra” va quest’anno a una personalità davvero speciale.
Non si tratta di un critico o di un filosofo, che ha discusso o interpretato aspetti del mondo di Leopardi.
La Giuria ha inteso celebrare questa volta un disco e un grande cantante-compositore, uno dei maggiori protagonisti della musica italiana di questi anni. Il musicista è Roberto Vecchioni e il disco si chiama esplicitamente L’infinito. Proprio nella ricorrenza del secondo centenario della composizione dell’Infinito, il testo forse più famoso di Leopardi, non poteva esserci una scelta più giusta e necessaria.
L’album è stato il più venduto in Italia
nella categoria assoluta Album Combined e in quella Vinili. Il dato
attesta il successo della canzone d’autore e esalta una scelta di
resistenza culturale. La distribuzione, senza streaming e download,
risulta del tutto coerente al progetto discografico di Vecchioni:
non trattare la musica come prodotto di consumo scaricabile
con un click, ma come espressione di idee, veicolo di stati d’animo,
sede di emozioni .durature e profonde.
La scelta del titolo ha un valore simbolico speciale. Segnala l’irradiazione della lirica leopardiana e delle situazioni che l’hanno resa memorabile nel tessuto dell’esperienza quotidiana e contemporanea.
Vecchioni sviluppa con i mezzi del suo linguaggio di artista (parole e musica) temi cruciali di Leopardi e ne fa letteralmente canto.
L’Infinito è, infatti, un album-manifesto, un’unica canzone divisa in parti.
Lo stesso autore l’ha definita così: “Non dodici canzoni, ma una sola lunga canzone divisa in dodici momenti”. Proprio il testo che dà il titolo all’album si mostra come un intreccio di echi perfettamente riconoscibili. Le suggestioni letterarie vanno dalla Napoli selvaggia dei Nuovi credenti alle avventure mentali della Sera del dì di festa, alla vertigine teorica della Ginestra e alla quiete del Tramonto della luna. Il Leopardi che prende forma appartiene totalmente alla vita e alla potenza del suo esistere.
Le dichiarazioni che Vecchioni ha rilasciato esprimono
un preciso intento: «Mi sono detto: “Devi trovare la persona più
lontana possibile dall’amore per la vita e fargliela amare”. E
allora ho scelto Giacomo Leopardi. A Napoli lui è come in
un’atmosfera di sogno, di canti di bambini, di mare. Vede la vita
leggermente in un altro modo ed è come se chiedesse una tregua al
dolore. Lo fa in due canti bellissimi: La Ginestra e Il tramonto
della luna. Alla ginestra non gliene frega delle stelle o del mare.
Le importa soltanto di mandare il suo profumo intorno: è quello che
dovrebbero fare gli uomini. Era l’esempio che volevo, quello più
grande».
Questo Leopardi di Roberto Vecchioni,
appassionato e vitale, diventa il necessario compagno di strada dei
nostri anni inquieti.
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